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II lapis tiburtinus, comunemente detto “travertino”, è una pietra di origine chimica derivata dalla trasformazione del carbonato di calcio contenuto nelle acque.
Nasce in profondità e si stratifica sopra altre rocce, con un processo di sedimentazione che è la naturale conseguenza di una reazione tra vari elementi.
Considerata la biodiversità degli elementi, possiamo dire che il travertino è un prodotto autoctono e le sue caratteristiche variano a seconda del luogo di estrazione. La sua peculiarità è quella di rendersi adattabile perfettamente all’architettura moderna o classica, e di essere compatibile con ogni altro tipo di materiale complementare, come il vetro, il legno, l’acciaio.
Le cave di travertino si trovano prevalentemente in aree geologiche ricche di fiumi ed è proprio la qualità dell’acqua a determinare la conformazione e le caratteristiche del estratto.
Intorno alla metà degli Anni Cinquanta, nella nostra provincia iniziarono a fiorire attività industriali per l’estrazione del travertino, negli Anni Ottanta erano circa 75 le concessioni rilasciate per la sua lavorazione e il commercio.
Molte delle cave presenti nella zona compresa tra San Marco, Monte Rosara, Castel Trosino e Acquasanta Terme sono tutt’oggi operative.
Ciò che rende il travertino ascolano diverso dagli altri in circolazione, è la durezza, il peso specifico e il colore, peculiarità che la roccia assume grazie alla presenza delle acque sulfuree.
Bianco, avorio o leggermente rosato, poroso, cavernoso e vacuolare, sono le caratteristiche principali della pietra estratta nel territorio ascolano, in particolar modo ad Acquasanta Terme.
Il centro di Acquasanta sorge su un ipogeo e un complesso di grotte, con la presenza di acque termali che raggiungono naturalmente i 42°C, ed è per sua conformità un giacimento ricco di travertino, collocandosi quindi nel panorama nazionale e internazionale come luogo di produzione e commercio di questo materiale pregiato e richiestissimo. Utilizzato in tutto il mondo da circa 2.500 anni, oggi il travertino è infatti l’elemento edile e decorativo che più rappresenta il territorio piceno.
Il travertino, considerato elemento portante dell’architettura e delle costruzioni picene, per molti anni non è stato solo un’eccellente materia prima, ma una versa risorsa capace di condizionare enormemente l’economia dell’intero territorio.
Durante il Rinascimento, grandi scultori e architetti furono chiamati ad Ascoli per abbellire la città: ecco che piazze, loggiati, balconi e chiese, grazie al lavoro di abili magistri de petra divennero quelle opere a cielo aperto che da secoli regalano grande stupore.
La facciata della Basilica Cattedrale di Sant’Emidio progettata e realizzata da Cola Dell’Amatrice tra il 1529 e il 1539, il Battistero e la pavimentazione di Piazza del Popolo sono solo alcuni esempi di opere realizzate in travertino ascolano.
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Anche Giorgio Vasari in un suo trattato scrisse un encomio particolare per questo materiale, ritenendolo degno di essere utilizzato anche dal divino Michelangelo: “[…] un altro tipo di pietra, chiamato travertino, che è molto utilizzato per la realizzazione di edifici e per le incisioni di vario tipo, che può essere estratto in diversi posti in Italia, […] gli antichi realizzarono con questo tipo di pietra le strutture e gli edifici più belli […] è eccellente per i muri, essendo squadrato e senza bordo […] Michelangelo Buonarroti, più di ogni altro Maestro, ha dato dignità a questa pietra […] avendo realizzato da questa pietra, con grande maestria, finestre, maschere, corbelli e molte altre curiosità simili, tutte lavorate in travertino”.
N. M.