Pubblicato il: Luglio 4, 2019 Pubblicato da: Marchedarte Commenti: 0

A pochi chilometri da Ascoli Piceno, nel comune di Acquasanta Terme, circondata dai Monti della Laga e dai Sibillini sorge la piccola Abbazia di San Benedetto in Valledacqua.

Gli insediamenti nel territorio di “Vallis daqui” sorsero già in epoca picena, il successivo sviluppo della comunità portò alla costruzione del monastero.

Appena si arriva al monastero di Valledacqua si resta affascinati dall’antica costruzione in pietra completamente immersa nella natura. Un luogo pieno di storia e di tradizione, che colpisce per le sue linee gentili, le piccole dimensioni e la vista straordinaria che lo circonda.

L’edificio in travertino fu edificato sui resti di un’antica chiesa, dai monaci Benedettini Farfensi sul finire del X secolo probabilmente per volere dell’abate di Farfa, divenuto vescovo di Ascoli nel 983.

Con l’avvicendarsi di varie signorie, il monastero cambiò dipendenze, e nel corso dei secoli subì anche danni strutturali. Nel 1380 il complesso tornò sotto il dominio dei Benedettini, i monaci resteranno fino al 1840.

L’intero complesso subì profondi danni dal sisma del 1972 e dai successivi terremoti che colpirono le zone appenniniche delle Marche. Nel 2000 iniziarono le operazioni di restauro, grazie all’intervento della Curia Vescovile di Ascoli e del MIBAC.

Oggi l’abbazia rivive il suo antico splendore.

Terminato il restauro nel 2002 il monastero fu affidato alla comunità monastica femminile benedettina, attualmente sono i monaci camaldolesi della Fraternità di San Bonifacio Padre Francesco e Padre Daniel a guidare l’attività monastica, seguendo l’antico spirito Benedettino dedicandosi con vigore alla liturgia, al culto e all’ospitalità dei pellegrini. Valledacqua è ora un luogo spirituale dedicato, alla preghiera e all’accoglienza.

La struttura ospita una chiesa ad una navata con capriata in legno, le cui fondamenta poggiano su una precedente costruzione più piccola che copriva un ossario. Nell’area adiacente all’originario corpo religioso, lo scavo ha portato alla luce anche i resti di una fornace, secondo alcune fonti utilizzata per la fusione di campane, per altre usata per la cottura dei mattoni o della calce con cui successivamente furono edificati altri luoghi di culto.

Alla facciata è annesso un piccolo campanile e la porta di ingresso, che scopre le meraviglie dell’interno: in evidenza gli antichi affreschi fatti realizzare dalla comunità dei monaci Farfensi tra il 1476 e il 1499, in onore della Vergine. Tra questi troviamo una Madonna con Bambino e una figura di San Benedetto, ancora ben conservati e molto apprezzabili.

La monofora, posizionata nell’abside semicircolare esposto ad est, consente al sole di filtrare attraverso il vetro.

Nelle prime ore del mattino l’altare è irradiato da una luce che, riflessa sulla pietra bianca delle mura, regala uno spettacolo di grande effetto.

Annessi al corpo centrale dell’edificio ci sono gli alloggi dei monaci, la foresteria e la piccola sacrestia.

N. M.