Il travertino ascolano ieri.
Nel Rinascimento, magnifica risorsa per i maestri scalpellini che ne hanno tratto indimenticabili opere d’arte. Viceversa, negli Anni Cinquanta, venduto come materiale povero, esportato massicciamente in tutta Europa, in particolare Germania e Svizzera, e spesso addirittura utilizzato come pavimentazione di supporto alla moquette.
Il travertino piceno oggi e in un futuro più o meno immediato: quali sono gli scenari, le prospettive di utilizzo, le sperimentazioni in atto, le nuove idee per applicarlo, valorizzarlo e promuoverlo.
Le strategie di valorizzazione e promozione del travertino oggi devono passare necessariamente attraverso la comprensione delle diverse sfaccettature di questo materiale. Da una parte una materia prima dalle importanti caratteristiche tecniche e fisiche, non geliva, particolarmente dura e resistente, applicabile nell’edilizia antisismica; dall’altra un materiale di straordinaria eleganza e pregio estetico, grazie alla sua struttura, alle sue venature, alla splendida colorazione bianca, dovuta alla composizione caratterizzata da carbonato di calcio praticamente puro al 100%.
Un materiale di altissima qualità e unico da tanti punti di vista, e che va fatto conoscere come tale. Lo sa bene Lavinio Manconi, presidente della Rete del Travertino Piceno, che dal 2015, grazie al sostegno del Bacino Imbrifero del Tronto (Bim), della Camera di Commercio di Ascoli e dell’azienda speciale “Piceno Promozione”, riunisce aziende del settore, cave e laboratori artistici e artigiani, per dare al travertino ascolano visibilità internazionale, rinnovate prospettive in ambito export, nuove sinergie e stimoli creativi.
Ecco quindi che il travertino bianco ascolano approda negli Emirati Arabi Uniti, a Dubai, con un’importante commessa, riavviando l’utilizzo fatto in passato nei paesi arabi proprio del travertino bianco ascolano, già presente nella torre di Dubai, in moschee e altri importanti edifici. Ed ecco anche gli Stati Uniti, in particolare il Texas, grazie ad una collaborazione avviata dall’azienda speciale dell’ente camerale ”Piceno Promozione”, con la Camera di commercio italo-texana.
E ancora, il grande successo alla fiera Marmomac di Verona, appuntamento internazionale e manifestazione leader mondiale nel campo dell’industria della pietra naturale, nell’ambito della quale il travertino piceno ha ricevuto apprezzamenti e dimostrazioni d’interesse da architetti e operatori da tutto il mondo, in particolare statunitensi, indiani e cinesi.
Ma c’è ancora molto da fare, secondo Lavinio Manconi, per ricostruire leautentiche potenzialità di una filiera come quella del travertino che deve tornare ad operare in maniera coordinata, dando ad ogni fase della lavorazione la giusta importanza e dignità. Si punta soprattutto sulla rinnovata valorizzazione dell’aspetto artistico della lavorazione del travertino, operando in particolare su due fronti. Il primo è quello della tutela e salvaguardia delle competenze artigianali e artistiche locali: la Rete del Travertino Piceno sta infatti promuovendo presso la Regione Marche la creazione di un sistema di incentivi rivolti a chi sceglie di lavorare direttamente sul territorio il travertino ascolano, con l’obiettivo di dare nuova linfa all’importante scuola di scalpellini locali, in particolare di Acquasanta Terme, la cui tradizione artigianale e artistica rischia di andare persa. Sì quindi all’export ma non esclusivamente di materiale grezzo, in modo da creare reddito e lavoro, diversificato e di qualità, sul territorio.
Il secondo è quello del rinnovamento della scuola locale attraverso la formazione di nuove generazioni di scalpellini, artisti e restauratori del travertino in grado di ridare vita alla rinomata scuola acquasantana.
Di qui il progetto di un’Università del restauro monumentale del travertino con sede ad Acquasanta. Il laboratorio di analisi, supporto scientifico dell’Università, è già stato approvato e finanziato dal Ministero. In fase progettuale anche un master specialistico per architetti, incentrato in particolare sull’utilizzo del travertino nell’abbellimento dell’edilizia, e quindi nella riscoperta della decorazione degli edifici come forma di arredo urbano di pregio.
Importante anche il collegamento concreto con il mondo del lavoro che ci si prefigge di offrire agli studenti delle scuole superiori, con l’adesione a programmi come l’Alternanza scuola-lavoro.
Infine la sperimentazione e le idee creative che possono aprire al travertino ascolano nuovi scenari. Sicuramente nell’arredo e nel design, sia per la riscoperta contemporanea dei materiali naturali nell’arredo, sia per il minimalismo e la ricerca del bianco assoluto nei nuovi trend del design d’interni: ambito in cui il travertino bianco ascolano non può che trovare ampie possibilità di applicazione.
Così anche, inaspettatamente, nel mondo della moda. C’è infatti chi si è inventato (Alice Zantedeschi e Francesca Pievani, startup innovativa Fili Pari che sviluppa e promuove ricerca di materiali e fibre non convenzionali per il settore moda) un tessuto fatto con il marmo e che trasforma questo materiale, legato a sensazioni come il freddo e la durezza, in qualcosa di inaspettatamente morbido e caldo, da indossare.
Veromarmo è infatti una membrana brevettata contenente polvere di marmo (selezionati i migliori marmi italiani che offrono la possibilità di donare ai tessuti differenti tonalità, come il marmo Rosso Verona, il Nero Ebano e il Giallo Mori) che dona al capo il colore di base e un piacevole effetto tattile, gommato e morbido, dato dal carbonato di calcio che compone la pietra.
Il capo, realizzato con il materiale innovativo Veromarmo, è inoltre caratterizzato da alte performance tecniche: è impermeabile, antivento, traspirante, termoregolante e ritardante di fiamma.
La Rete del Travertino Piceno sta intraprendendo un dialogo con questa come con altre realtà innovative nel mondo del design in genere, che coinvolgono lo studio e applicazioni sperimentali delle pietre naturali, per aprire al travertino ascolano la strada verso nuove forme di collaborazione e scambio creativo. Scenari da esplorare, sicuramente.
Quello che è certo è che il bianco travertino ascolano e l’insieme di competenze ad esso legate, e insite nella cultura e nella tradizione locale, sono un patrimonio inscindibile e unico che va salvaguardato e rafforzato nel suo insieme.
L’obiettivo è rinvigorire una filiera che ha bisogno di essere nutrita con la formazione e aggiornamento professionale e con nuovi progetti coordinati e strategici di rivalorizzazione, che passino attraverso la moda, l’architettura, il design, il restauro, ma che diano sempre e comunque alle ricchezze locali la possibilità di esprimersi in tutto il loro pregio e unicità.
Laura Ricci