Progettare un gioiello oggi vuol dire confrontarsi con il rapporto che le idee hanno con il digitale e le possibilità creative che offre.
Come dire che tutto e il contrario di tutto è realizzabile, in poco tempo e apparentemente con poco sforzo. In realtà, è tutto molto semplice e allo stesso tempo estremamente complesso.
È vero, è più agevole rispetto a prima realizzare qualsiasi cosa e rapidamente, ma sempre laddove si abbiano idee e competenze per farlo. E poi “qualsiasi cosa” non è necessariamente un prodotto esteticamente valido, indossabile e vendibile. Come sempre, sono indispensabili competenze professionali specifiche che si intrecciano e si sovrappongono, nel momento in cui va innescato un processo creativo degno di questo nome.
Tra le altre cose, la modellazione 3D va vista come uno strumento, un potente strumento certo, ma comunque e sempre un supporto e non un sostituto della creatività dell’artigiano che porta avanti la sua insostituibile attività manuale, tecnica e artistica, dopo la fusione dell’oggetto prezioso, con la pulitura, la lucidatura, e l’incastonatura delle pietre.
La creazione orafa non perde quindi la sua complessità (anzi), né la sua realtà e concretezza artigianale.
D’altra parte l’artigiano digitale deve affrontare la modellazione 3D con la stessa competenza, pazienza, dedizione e accuratezza proprie dell’artigiano tradizionale, continuando ad affondare le radici della creatività in un senso pratico ed estetico, e in una conoscenza diretta di materiali e tecniche che sono propri del mestiere artigiano.
Deve avere la preparazione professionale per capire le caratteristiche sensoriali dell’oggetto che modella, le combinazioni cromatiche, il bilancio dei pesi delle componenti, la qualità e la finitura delle superfici al tatto. Conoscere la resistenza dei materiali, i meccanismi, le modalità tecniche per assemblare le parti e incassare le gemme, gli aspetti ergonomici e di portabilità, le finiture, i tempi e costi delle lavorazioni, il target a cui il suo progetto è destinato.
Così come deve essere capace di rendere evidenti le caratteristiche intrinseche del processo produttivo nelle sue collezioni, valorizzando la preziosità dei materiali, la complessità del progetto, il lavoro artigianale.
Deve inoltre far sì che la sua idea possegga quella dimensione di preziosità che il gioiello ha in sé. È quindi fondamentale che sia consapevole delle emozioni suscitate attraverso particolari materiali, forme, elementi simbolici che utilizza nel suo progetto creativo e che andranno a caratterizzare il gioiello.
Infine, deve saper dialogare e interpretare le esigenze del cliente, che sempre di più si appassiona nel prendere parte al processo creativo degli oggetti che commissiona, in particolare di un gioiello, proprio per tutte quelle componenti emozionali che lo caratterizzano e lo rendono un oggetto unico.
Proviamo a capire cosa si può fare oggi per realizzare un gioiello che esprima creatività e originalità, e che allo stesso tempo soddisfi il gusto del cliente che l’ha commissionato. Parliamo quindi di personalizzazione del gioiello. Di quello che il 3D, l’innovazione digitale, il rendering, la progettazione CAD, la scultura digitale, permettono di fare per venire incontro fino in fondo a richieste specifiche.
I vantaggi del digitale in questo senso sono molteplici e indubbi. Il segreto, nella messa a punto di un progetto creativo valido, è il saper mixare. Mixare tecniche di progettazione 3D con applicazioni tecniche manuali, così come mixare differenti tipologie di modellazione 3D per ottenere l’effetto desiderato.
Tutto questo richiede una padronanza non indifferente, sia nel campo della conoscenza delle diverse piattaforme di progettazione, sia nel campo dell’oreficeria. Troppo spesso la modellazione 3D viene invece associata all’idea di rapidità d’esecuzione e semplificazione del lavoro dell’artigiano, come anche all’idea non corretta di superficialità nel lavoro, e quindi di esecuzione tecnica che non potrà mai eguagliare il lavoro classico e tradizionale dell’artigiano (lavoro che tra le altre cose non si va a perdere, ma rimane indispensabile in tutte le fasi successive alla creazione del modello).
È necessario un cambio di approccio, di forma mentis, che può avvenire solo entrando, anche se da profani ma comunque più consapevoli, nel mondo articolato del 3D.
Alcuni esempi pratici possono quindi aiutare a rendere concretamente l’idea di questa nuova complessità del lavoro orafo e allo stesso tempo i vantaggi che il 3D apporta.
Iniziamo dal rendering fotorealistico, vale a dire la possibilità di offrire in anteprima (e ad un cliente che si trova in qualsiasi parte del mondo) una visione in 3D altamente realistica del prodotto finale, che in realtà è ancora in fase progettuale e quindi tutto da realizzare.
Così come è possibile calcolare, in fase di preventivo, il peso dell’oro e delle pietre da utilizzare in un gioiello, quantificandone con esattezza il costo senza aver ancora creato il pezzo.
E poi la personalizzazione intesa come possibilità di aggiustamenti, modifiche e adattamenti in corso d’opera, nelle diverse fasi della progettazione. L’utilizzo della progettazione digitale, rispetto a quella a mano, dà l’opportunità di applicare aggiunte e correzioni, senza dover ripercorrere all’indietro tutto il percorso creativo effettuato.
Per approfondire un minimo questi spunti, partiamo dalle opportunità che un ottimo rendering offre nel visualizzare in anticipo il risultato finale. In questo, un motore di rendering, come V-Ray o Keyshot, ottimizza il lavoro e la possibilità di offrire al cliente un’anteprima efficace, grazie anche alla straordinaria completezza delle librerie oggetti, una vera e propria galleria di elementi e materiali utilizzati in gioielleria (pietre, oro e metalli preziosi e non, smalti, materia plastiche), integrata e personalizzabile, completa di diversi settaggi (colore RGB + indice di rifrazione del materiale). Inoltre permette di vedere i risultati dei parametri settati in tempo reale, senza bisogno di lanciare il rendering completo, al termine dei settaggi fatti “al buio”.
L’accuratezza fotorealistica della visualizzazione 3D del modello è veramente sorprendente. E comunque, la grande usabilità di questi software consente anche di scegliere se ottenere un render meno dettagliato o altamente fotorealistico, impostando i parametri disponibili. La scelta ovviamente dipende anche questa volta dalle esigenze e dalla capacità del designer di utilizzare al meglio le opportunità offerte dalla tecnologia in relazione ai risultati che si propone: spesso, ad esempio, non è necessario ottenere un’immagine fotografica di alto livello a fronte di un tempo di rendering molto lungo e di quantità elevata di risorse utilizzate dal pc.
Per quanto riguarda la questione delle personalizzazioni, aggiustamenti e modifiche in corso di realizzazione del progetto, sono di grande interesse in questo caso i programmi parametrici (come Matrix), quei software di modellazione 3D che rendono possibile, una volta stabilita l’estetica di massima del gioiello, adeguare le diverse misure delle componenti, come le dimensioni delle pietre, dei castoni, la circonferenza dell’anello in relazione alla misura del dito, e così via, senza stravolgere il progetto stesso e mantenendone le proporzioni, ovvero le relazioni parametriche stabilite tra le varie parti.
Classico esempio, la veretta a girodito con pietre e misura dito predefinite: si possono modificare sia la misura che le dimensioni delle singole pietre senza dover riprendere dall’inizio il progetto. In questo caso lavorare in ambiente di modellazione parametrico aiuta il designer a costruire una storia della progettazione del pezzo e quindi ad andare ad agire sul singolo step, e sui suoi particolari parametri, modificando automaticamente e di conseguenza tutti gli altri che sono correlati, e fornendo in tempo reale il risultato finale.
La parametricità nella gestione specifica del pavé di pietre ha un nome ed è Pavetool. Il plugin Pavetool permette infatti di realizzare pavé su superfici e polisuperfici a doppia curvatura, in tempi molto ridotti, offrendo una gamma di strumenti di editing 3D avanzati per pietre e griffe, e quindi pensati espressamente per l’attività di incassatura.
Pavetool dà ad esempio la possibilità di risolvere il pavé utilizzando praticamente pietre della stessa caratura, al fine di minimizzare i costi dell’incassatura. Tra le altre sue funzionalità specifiche: gestione avanzata delle pietre con funzioni di modifica della caratura locale; esatta conoscenza della distanza tra le pietre in ogni posizione della superficie; esecuzione di disegni e motivi estetici, e quindi possibilità di caratterizzare il pavé in modo originale e accattivante; gestione avanzata delle griffe; esecuzione dell’aggiorno fiorentino e dell’intaglio a bulino.
Sicuramente, la creatività del designer o dell’artigiano risulta sia supportata dall’utilizzo della progettazione digitale, sia in qualche modo contaminata dall’uso di questo strumento, con modalità che possono influenzare o potenziare la sua mentalità progettuale e quindi anche le sue forme espressive. È un altro aspetto interessante della rivoluzione apportata dal 3D nel lavoro del nuovo artigiano digitale.
Per fare un esempio concreto, muoversi da un applicativo di modellazione 3D all’altro comporta il passaggio da un certo modo di procedere e ragionare nella progettazione ad uno completamente differente. Scegliere un software di modellazione 3D piuttosto che un altro implica quindi già una scelta sulle modalità espressive che andranno poi a caratterizzare l’identità del gioiello, privilegiando di volta in volta l’aspetto tecnico o artistico, l’elemento geometrico o figurativo.
Si può passare dal CAD alla scultura digitale, dalla progettazione tecnica all’arte, e questo anche nell’ambito dello stesso progetto creativo e quindi dello stesso gioiello, miscelando diverse tecniche espressive, applicate utilizzando diverse piattaforme di modellazione 3D.
Lavorare con un software come Rhinoceros, versatile e universale ma particolarmente adatto nella progettazione tecnica nel settore della nautica, delle calzature, della gioielleria e dell’oggettistica, è infatti una cosa completamente differente dal progettare con Zbrush, ad esempio, il più popolare programma al mondo per la scultura 3D che consente di dare libero sfogo all’estro artistico e concretamente scolpire in digitale una figura, attribuendole particolari, naturali e anatomici, minuziosamente realizzati.
ZBrush è uno strumento di 3D sculpting (concepito in origine come versione 3D di Photoshop, con la stessa interfaccia e pennelli del notissimo programma, ai quali si aggiunge un kit di appositi strumenti pensati per la scultura 3D) estremamente versatile e potente, sia per la modellazione organica (usata per realizzare esseri umani, creature, animali, soggetti naturali in genere, rocce, piante, alberi), che per il rendering, l’animazione, la post-produzione, la creazione e la riproduzione di contenuto interattivo 3D. Un largo spettro, insomma, di funzioni di modellazione, texturing, illuminazione, animazione e post processing.
La scultura digitale è una tecnica artistica incredibile, che consente di modellare nelle tre dimensioni come se si avesse in mano della creta o della plastilina, tutto questo in un ambiente totalmente virtuale. Queste tecniche di modellazione sono ottime per realizzare rapidamente concept tridimensionali di personaggi e oggetti di ogni genere.
La creta come punto di partenza del lavoro creativo di scultura, è proprio la metafora di base degli applicativi caratterizzati da un’identità prettamente artistica: sia Zbrush che Blender – altro programma di 3D sculpting che offre un suo originale mix di strumenti tra il tecnico e l’artistico – propongono infatti nella primissima interfaccia la forma di una palla, da cui partire per iniziare la scultura digitale. Il rimando è alla palla di creta, elemento da cui lo scultore inizia il suo percorso, addentrandosi in una sorta di materia primordiale indistinta e totalmente da plasmare. Ed è questo, anche in ambiente 3D, il punto di partenza ideale per ricavare ogni forma e dare vita a qualsiasi progetto creativo.
Una metafora altamente evocativa, quella della creta, che un programma come Clayoo (da clay, cioè creta), fa propria già nel nome. Clayoo (dagli sviluppatori di Rhino Gold) aggiunge a Rhinoceros la componente artistica che gli manca. A differenza dei programmi di 3D sculpting, come ZBrush e Blender, che permettono di creare forme costituite da poligoni (le famose mesh poligonali), Clayoo lavora su forme libere sulla base delle curve nurbs di Rhinoceros, e ha quindi con quest’ultimo applicativo, e con i suoi affezionati, un rapporto privilegiato di comunicazione e scambio creativo.
Entrambi i programmi, ZBrush e Blender, sono infatti dotati, per “comunicare” con Rhinoceros e quindi per lavorare su file 3D creati tramite questo programma, dell’apposito comando mesh, che traduce le curve di Rhinoceros in un insieme di poligoni.
Mesh e remesh: questi ultimi sono strumenti che consentono di redistribuire i poligoni, quadrangoli e triangoli, che compongono la figura, in modo da modificarne parti o dettagli, senza dover rielaborare tutto il modello. È qui che rientrano in ballo le possibilità di personalizzazione e rimodulazione del modello in corso d’opera che il digitale offre. Spostare e riposizionare poligoni su una figura può infatti voler dire in concreto, sistemare una forma, spostare un elemento, ridisegnare una parte del gioiello attribuendo solo a quella delle caratteristiche differenti.
D’altra parte, entrando nella specificità del mondo orafo, più un gioiello è scomposto in parti e quindi analizzato e costruito nel dettaglio, più si può raggiungere un livello di perfezionismo elevato e, nelle successive fasi di lavorazione manuale, arrivare a pulire l’oggetto fin nell’interno, rifinirlo come un pezzo d’alta gioielleria, e realizzare infine una ricomposizione altrettanto accurata del gioiello, mascherando in fase di assemblaggio le linee di saldatura tra i pezzi e rendendole impercettibili.
Il grado di dettaglio che si vuole raggiungere è l’obiettivo finale di ogni singolo progetto. Ma l’opportunità importante è data dal fatto di avere strumenti potenti che permettono di curare particolari infinitesimali. Un esempio calzante riguarda l’incastonatura: grazie alla modellazione 3D, si possono realizzare castoni di elevata precisione rispetto alle pietre ospitate, irrealizzabili a mano in dimensioni tanto minime, con un livello di dettaglio che arriva al decimo di millimetro.
Nelle incastonature del gioiello contemporaneo si predilige infatti una prevalenza delle pietre sull’oro, rendendo i castoni sempre più minimal e invisibili nella struttura del gioiello, in particolare in eleganti e preziosissimi pavé.
Ma è anche il prêt-à-porter, l’eleganza da portare con sé sempre, curata nel design e nelle finiture ma a costi contenuti, un’altra nuova strada che il gioiello (anche artigianale) può intraprendere grazie all’ausilio degli strumenti 3D. Arrivare quindi ad un concetto di gioiello che conservi la sua preziosità, e il carattere artigianale delle sue finiture, ma si possa proporre a tutti come accessorio fashion con una vestibilità quotidiana e un prezzo moderato, è una direzione percorribile.
Il 3D dà a questa idea la concretezza dei suoi strumenti e delle opportunità che offre, dando vita ad una progettazione orafa molto modulabile e scomponibile, e per certi versi più easy – grazie a tante piccole scorciatoie tecnologiche riservate agli addetti ai lavori – ma soprattutto capace di coniugare, se ben applicata, qualità e ottimizzazione delle risorse.
Laura Ricci